ALBEROBELLO – I Trulli

I trulli sono un esempio straordinario della capacità di adattamento dell’uomo e una testimonianza di quanto le incredibili risorse dell’ingegno e la voglia di vivere di ogni essere possono produrre. In un progetto di insediamento umano su di un territorio in cui era vietato costruire, se non in maniera precaria, ed in cui l’unico materiale abbondante per costruire era la pietra, i trulli sono stata la soluzione individuata dai primi contadini venuti a colonizzare l’antica Selva.

Alberobello è l’unico paese al mondo nato e cresciuto come un paese di trulli. I trulli sono costruiti direttamente sulla roccia, senza fondamenta, con blocchi di pietra rozzamente lavorati appoggiati l’uno sull’altro, senza calce a fissarli tra loro e poi coperti da una struttura conica di piccole lastre di pietra calcarea grigia (chianchiarelle, in gergo locale). Apparentemente simili tra loro, in realtà differiscono sia per il disegno della pianta, che spesso presenta nicchie con diverse funzioni, sia per i semplici motivi dipinti sulle chianche, sia per la forma dei comignoli e dei pinnacoli.
La particolarità di Alberobello deriva non tanto dalla presenza di queste creazioni, diffuse in diverse parti della Puglia, quanto dal fatto che esse, lungi dall’essere, come altrove, ricoveri per animali o attrezzi, siano state le abitazioni delle prime popolazioni autoctone, messe insieme una accanto all’altra.
La comunità alberobellese si è adattata ad un ambiente difficile, è cresciuta tra mille difficoltà, a cominciare da quelle di ordine igienico e sanitario, ma, come ha descritto in maniera impareggiabile Tommaso Fiore nel suo “Un popolo di Formiche”, ha saputo resistere fino a trasformare la sua debolezza nella sua forza e a conquistare il diritto di entrare nella Lista del Patrimonio Mondiale per l’unicità e la bellezza della sua storia.
Sono i rioni Monti e Aia Piccola, che insieme al Trullo Sovrano, a Casa D’Amore e a Casa Pezzolla costituiscono il perimetro del sito genericamente indicato con il nome di “Trulli di Alberobello”.