Amarcord XXV° di Exodus, Carovana 2009, arriva Don Felice e Santiago è a due passi

Molinaseca – Fonfrìa (75 km)
Colazione col nuovo ospite, Don Felice Riva, stretto collaboratore di Don Antonio, religioso ed educatore a Roma, volto noto del palinsesto di Rainotte, ci accompagnerà con la sua simpatia e saggezza per un mese e mezzo. Gli diamo il benvenuto, siamo contenti che stia con noi. Sarà il nostro confessore ma anche un confidente, un nuovo amico della Carovana.

Si parte da Molinaseca col battesimo di un sole che ormai, deciso, batte su questa zona della Spagna.
I primi 50 chilometri passano via fra paesi e tratti di cammino sterrati. Nulla di impegnativo sino alla pausa pranzo. Subito dopo il ristoro, iniziamo a salire alla volta dell’Alto del Pojo.
Dapprima la salita è graduale, dolce ma si rompe già il fiato.
Ecco il primo tornante, la strada s’impenna e si fa sentire la fatica. Il gruppo si sgrana perché la salita non perdona, dopo ogni tornante c’è un’altra rampa e un’altra ancora.
Arrivati a Cebreiro si rifiata per un chilometro circa poi l’ultima rampa sino alla cima del Pojo a 1335 metri.
I tredici chilometri di ascesa hanno messo a dura prova il gruppo che fra ampi distacchi, percorsi sbagliati, forature e tratti condotti bici alla mano, si è comunque ritrovato unito la sera a Fonfrià, paesino fra i pascoli.
Prima di cena giunge inattesa la telefonata di Mohamed e Josè che ci dicono di essere a Shaghun e di aver intrapreso il cammino con lo spirito giusto, con una testa nuova. Gli auguriamo che l’esperienza serva a fortificarli e speriamo raggiungano Santiago in tempo utile per un’eventuale riammissione nella Carovana. In bocca al lupo ragazzi!
Fonfrìa – Palas de Rei (82 km)
La salita di ieri si fa ancora sentire nelle gambe dei ragazzi, alla partenza della penultima frazione di avvicinamento a Santiago.
Sempre più sole, sempre più luce nei nostri cuori. Da domenica, ormai, in gruppo si respira un’aria diversa, serena. Sarà forse l’importanza del traguardo quasi raggiunto a determinare l’armonia. Bene così, andiamo avanti tra una salita, una discesa e le pietre dei sentieri, levigate dal passaggio dei milioni di pellegrini che ci hanno preceduto. Già, venerdì saremo pellegrini, anche per noi una conversione. Al significato spirituale si aggiunge anche una riflessione più semplice, portare a termine una piccola impresa, come il Cammino di Santiago in bicicletta, significa aver raggiunto un obiettivo. Dopo tante strade interrotte e vicoli ciechi imboccati finalmente una meta raggiunta, con alti e bassi ma vissuta intensamente e senza pause. Dodici giorni di pedalate, sudore, freddo e caldo, pioggia e vento, esaltazione e frustrazione ci porteranno da San Giacomo. Manca un giorno, 65 chilometri, i più attesi, voleremo e rifletteremo tanto ma non possiamo ancora immaginare cosa proveremo quando leggeremo quel cartello: Santiago de Compostela…

Palas de Rei – Monte de Gozo (70 km)
“ Chi spera, cammina, non fugge. S’incarna nella storia, non si aliena. Costruisce il futuro, non lo attende con pigrizia soltanto. Ha la grinta del lottatore, non la rassegnazione di chi disarma. Ha la passione del veggente, non l’aria avvilita di chi si lascia andare. Cambia la storia, non la subisce. Ricerca la solidarietà con gli altri viandanti, non la gloria del navigatore solitario.”
Con questa frase di Don Tonino Bello, Giancarlo apre la riflessione la sera di giovedì, quella che precede la tappa finale. Le parole di Don Tonino risuonano nella nostra testa e ci svelano cosa stiamo compiendo.
Ci aiutano anche a rispondere alla domanda che ci viene posta durante la “parola”: chi sei?
Non tutti trovano il modo di rispondere, forse siamo in divenire, non siamo ancora quel che vogliamo diventare.
A cena, invitiamo un nostro connazionale che ritroviamo dopo averlo già conosciuto a Calzadilla de la Cueza.
Giuseppe di Roma, fra un piatto di carbonara e una bistecca, si apre a noi raccontandoci di se, tirando fuori i problemi senza censure, vero. Aveva già fatto il cammino in macchina, senza sentirlo, ma lo ha voluto rifare a piedi sentendo un fortissimo richiamo di fede alla morte di Giovanni Paolo II. Al termine ci dice che non dimenticherà la cena di stasera, piccoli gesti che segnano una vita. Questo è il cammino.
Lui cammina per fede e ci insegna a credere in qualcosa. Buon cammino Giuseppe.
Con tutti questi stimoli, all’alba dell’ultima tappa non crediamo ancora di essere a meno di settanta chilometri da Santiago. Due di noi non ci credono per niente e per una stupida debolezza meritano il rimprovero di Giancarlo e di tutto il gruppo. Alessio e Niccolò cadono ancora in tentazione al solo vedere una bottiglia, così non va, occorre dargli un segnale forte.
Pedaliamo fra i sentieri sin da subito, è giusto mischiarci ai pellegrini che aumentano a vista d’occhio metro dopo metro.
Qualche strappo e una pioggia torrenziale, dopo pranzo, rallentano il nostro ritmo che difetterà di velocità ma straripa di gioia all’arrivo, in prossimità di Santiago. La nostra base sarà a Monte di Gozo, al centro pastorale dei giovani, Giovanni Paolo II, che dista appena tre chilometri dalla città.
Domani copriremo questi ultimi tremila metri con una consapevolezza maggiore nei nostri mezzi, pronti a ripartire per altri e sempre più grandi obiettivi. Adesso spazio alla spiritualità di ognuno, ci fermiamo qualche giorno con le gambe, il resto sarà più attivo che mai.

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