Amarcord XXV° di Exodus, Carovana 2009, ritorni e “candeline” sul Cammino

Los Arcos – Azofra (70 km)
Appena varcata la soglia dell’albergo di Los Arcos, la conchiglia ci reindirizza subito a destra, sul cammino.
I primi venti chilometri ci riservano qualche scalata interessante e le corrispondenti ripide discese che esaltano alcuni di noi.
Superati alcuni paesini, entriamo nel territorio di Logrono, cittadina nota per la produzione del vino.
Il suo “rosso” è il primo vino spagnolo ad aver ricevuto la qualifica “ certificada” e per questo il suo prezzo, come la qualità, è superiore rispetto alla media nazionale. Ce ne accorgiamo oltrepassando i numerosi vigneti davanti alle Bodegas. Un giorno riempiremo di pregiato nettare d’uve le nostre borracce, per brindare alla vita.
A ora di pranzo siamo già al nostro ostello per pellegrini. E’ quello Municipale di Azofra, minuscolo borgo di soli 328 abitanti. Una sorpresa, gradita, ci accoglie alla reception del garbato ritrovo. Romina, ci sorride perché è italiana come noi, di Quartu Sant’Elena, e lavora qui. Gentilissima lei e il suo collega spagnolo Ernesto, non dimenticheremo.
Ci tratta da amici e si prodiga per aiutarci il più possibile. C’è una torta a sorpresa da procurarci e la pasticceria più vicina e a 15 chilometri. Telefona Romina e la prenota con annesse 19 candeline, gli anni di Kevin.
Il pomeriggio assume un aspetto ludico con le carte e un gioco da tavolo spagnolo chiamato “parchis”. Gianluca, in extremis, ha la meglio sull’amico – rivale tedesco.
Cala la sera, diventa tutto speciale non solo per il rientro di Niccolò.
Kevin ha la sua festa, due torte alle fragole non sono l’unica nota di dolcezza. Abbracciamo il neo diciannovenne che, felicissimo, ci ringrazia del pensiero con una reale felicità, noi ne auguriamo tanta all’uomo che sarà e che, per una sera, si scioglie baciandoci affettuosamente.
La famiglia è sempre nei suoi pensieri, il nuovo Kevin che sta nascendo sarà il regalo più gradito a mamma e papà. Auguri piccolo grande Kevin. 

Il cammino di Josè

“All’inizio ero un po’ impaurito ad iniziare quest’avventura ma andando avanti ho preso coraggio, prima per l’itinerario poi per riacquistare un po’ di autostima.
Lo sforzo fisico non era un problema, ciò che mi preoccupava era che da tanto tempo mi proponevo di credere più nelle mie capacita di socializzazione con il gruppo. Questo era il mio obiettivo perché nella scorsa carovana non mi sono mai messo in gioco e me ne stavo sempre solo, perso nei miei soliti pensieri senza mai chiedere aiuto. Adesso ho capito che non si può vivere da soli”.

Azofra – Agès (70 km)
Da un paesino piccolo come Azofra, partiamo alla volta di uno che sappiamo essere piccolissimo, Agès.
La tappa procede inizialmente un po’ a rilento perché la carovana sceglie di percorrere il cammino sterrato, quello più frequentato dai pellegrini, quello più suggestivo.
Circa venti chilometri fra gente di tutto il mondo e poi rientriamo sulla statale 120, più adatta ai nostri copertoni.
La giornata, soleggiata è stata comunque battuta da un vento freddo che ha intirizzito i ragazzi.
Una manna dal cielo l’arrivo ad Agès, poco più di 30 abitanti ed una serenità rara testimoniata anche dal nido di una cicogna sul campanile della chiesetta.
All’albergo municipale c’è Annamaria, che ci tratta da nipoti. Ci riserva i dodici letti nonostante la scaletta di accoglienza della buona “Hospitalera” dice che per l’alloggio la priorità va ai pellegrini a piedi, poi quelli col carro ed infine noi in bicicletta. Fa uno strappo alla regola perché si appassiona alla nostra storia e si commuove.
Timbrate le nostre credenziali da pellegrini, ceniamo ed andiamo a letto.

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