La Cina è vicina?

di Anna Grazia Giulianelli
Quattro amiche alla scoperta della Cina imperiale fra meraviglie, curiosità, paradossi e perplessità.

Siamo quattro amiche che da tempo fantasticano un viaggio in Cina. Scegliamo un Tour di 16 giorni attraverso la Cina imperiale che prevede molti spostamenti interni con pullman, treni, aerei.

Siamo curiose ed emozionate di fronte a questo grande Paese, il terzo al mondo per estensione geografica, dopo Russia e Canada, e culla di una straordinaria ed antichissima civiltà la cui prima dinastia, con documenti scritti, risale al 2700 a.C.

Dopo una attenta valutazione con la nostra agenzia di fiducia, prenotiamo, segnalando la presenza di una viaggiatrice con difficoltà motorie.

Atterriamo a Běijing (Pechino, la capitale del nord) che non smentisce la sua fama: enorme, grigia e ventosa. Facciamo un giro panoramico con una sosta in piazza Tienanmen. Fa un freddo polare in questo deserto di cemento che facciamo fatica a girare tutto.

Disorientate

Ci rendiamo conto, con una sorta di straniamento, che non abbiamo nessuna possibilità di comprendere la lingua, scritta o parlata, che siamo in mezzo ad un popolo diverso, con consuetudini diverse (dal timbro della voce all’abitudine di sputare in terra), in una dimensione che non ha paragoni con le nostre città.

Le raccomandazioni della responsabile del gruppo sono d’obbligo: nei momenti liberi fare attenzione ed uscire dall’hotel con le indicazioni scritte in cinese, perché pochi parlano inglese ed in generale i taxisti conoscono solo il cinese.

La sistemazione in albergo è confortevole, la camera comoda, il bagno grandissimo. Forse pensano che le persone in carrozzina abbiano solo bisogno di spazio, il che è anche vero, ma facciamo fatica a spiegare al personale che, senza una sedia di plastica, è difficile fare la doccia. La prima sera troviamo una soluzione d’emergenza. La sera dopo arriva uno sgabello imbottito (stile impero), rivestito da un sacchetto di nylon. La terza e ultima sera arriva la sedia da giardino, nuovissima!

Il programma è serrato ma, già con il primo tempio, scopriamo che persino i luoghi di culto cinesi più accessibili hanno un gradino per ogni ingresso, un dente in legno dai 10 ai 20 cm circa, difficilissimo da superare con la carrozzina. Si tratta di una barriera simbolica per tenere lontani i diavoli ma tiene lontana anche me! Così la responsabile propone di trovare per ogni escursione impegnativa un aiutante, al quale darò una mancia giornaliera concordata dalla guida locale. Si rivelerà una buona soluzione, sono tutti molto gentili anche se non hanno un’idea di come gestire la carrozzina né è possibile intendersi, ma questo fa parte dell’avventura.

La Città Proibita, il Palazzo Imperiale d’Estate, il Tempio del Cielo sono le mete dei primi giorni in questa città: si respira una strana atmosfera, un odore di aglio e insieme di legno, andiamo con folle di turisti cinesi tra queste meraviglie e scopriamo che quasi tutti i templi sono bruciati anche più volte e sono stati ricostruiti. Impossibile distinguere le parti riprodotte dagli originali: questi cinesi erano bravissimi a copiare e rifare già nell’antichità!

La Grande Muraglia

L’escursione alla Grande Muraglia ci lascia tutti ammutoliti. Lo spettacolo delle montagne con questo “merletto” di pietra è indimenticabile. Il gruppo fa un percorso scosceso e lascia me con l’assistente in una parte meno impervia (si fa per dire). L’assistente si offre per portarmi a cavalluccio ma, finita la prima rampa, è violaceo per cui, a gesti, gli propongo di portare solo la carrozzina, preferisco arrangiarmi aggrappata al corrimano che corre lungo la scalinata in un tratto restaurato.

Dalla grande folla dei visitatori della Muraglia, passiamo al silenzio delle Tombe imperiali della Dinastia Ming e della Via Sacra: un grande viale alberato con enormi statue di animali a guardia delle tombe degli imperatori.

Ancora non lo so, ma questo sarà uno dei pochi siti (un altro è nella città proibita) in cui troverò un bagno per disabili funzionale. Scopriremo che il simbolo della carrozzina è conosciuto ed anche diffuso ma raramente corrisponde ad un servizio o ad un percorso rispondenti alle necessità.

L’ultima escursione, rigorosamente in risciò, è nel vecchio quartiere di Pechino, attraverso i suoi affascinanti hutong, stretti vicoli abitati dalla parte più povera della popolazione, oggi diventati monumento nazionale grazie all’impegno dei cittadini che si sono opposti al loro abbattimento.

L’Esercito di Terracotta

Seconda tappa Xī’ān, famosa in tutto il mondo per l’Esercito dei Guerrieri di Terracotta.

Il volo aereo è tranquillo ma nemmeno la guida cinese riesce a fare capire agli addetti dell’aeroporto che la mia carrozzina non può viaggiare fra i bagagli ingombranti. Il mio mezzo di locomozione sopravviverà incolume ai diversi voli e lo ritroverò miracolosamente intero fino al rientro.

Xī’ān è una delle più antiche ed importanti città della Cina. Visitiamo le antiche mura della Dinastia Ming, la Pagoda della Grande Oca Selvatica, la Grande Moschea e ci perdiamo nel suk del quartiere musulmano, ma la visione dell’Esercito di terracotta da sola vale il viaggio. Un lungo ballatoio, con scale che raccordano i diversi livelli, ci consente di guardare questi enormi soldati, tutti sull’attenti, uno diverso dall’altro, come un vero esercito. Al centro vediamo scavi (i lavori procedono di notte) per recuperare altre figure. In giro per la città facciamo una sosta per il bagno e, fiduciosi, entriamo in un centro commerciale avveniristico. Ben indicato, vediamo il bagno con il disegno della carrozzina sulla porta, ma l’unica differenza sta nel fatto che per i disabili è previsto il WC, mentre gli “abili” hanno a disposizione tazze basse, dove occorre accovacciarsi come su una turca!

L’esperienza ci svela le ragioni per le quali raramente al simbolo corrisponde un servizio igienico adeguato: a questa latitudine disporre di un WC è un fatto straordinario che a volte, forse per la sicurezza dei disabili (sic!), ha staffe di acciaio ai lati che rendono praticamente impossibile il trasferimento dalla carrozzina. Per fortuna in albergo i servizi sono piuttosto funzionali. In tutto il viaggio utilizzeremo sempre camere per persone in carrozzina, mai completamente attrezzate ma comunque accessibili.

Nanchino

Lasciamo Xī’ān e riprendiamo l’aereo per Guilin dove trascorriamo una giornata in barca sul “fiume delle schegge di giada”. Il Lί Jiāng è un fiume che si snoda in mezzo a fantastici pinnacoli di calcare. La piccola crociera ci consente di ammirare una natura straordinaria dove acqua, terra e cielo hanno colori preziosi. I cinesi, sempre attenti, disponibili e silenziosi, aiutano nei trasferimenti, impossibile pretendere di più!

La tappa di Nanchino risulta la più faticosa, solo una notte in questa città, ma è indimenticabile per almeno due ragioni: comprendiamo qui l’ostilità dei cinesi per i giapponesi che si macchiarono, durante l’ultima guerra, di crudeltà e violenze inaudite. Nάnjing è diventata tristemente famosa per avere subito un vero e proprio saccheggio nel quale morirono più di 300.000 persone e lo stupro fu pratica sistematica.

La seconda è una ragione molto più banale: solo in questa città incontro un giovane su una carrozzina (è di quelle degli anni ’50 con la spinta a manovella) a passeggio per la città. Tutte le altre persone disabili le abbiamo incontrate nei pressi di templi o siti religiosi, su carrette incredibili, a chiedere l’elemosina. A Pechino c’è sicuramente una Unità Spinale per la riabilitazione delle persone con lesione spinale ma probabilmente, finita la fase sanitaria, scompaiono…

Il Canale Imperiale

Arriviamo a Sūzhōu in treno, le ferrovie sono efficienti e puntuali, con percorsi accessibili e salita a livello del marciapiede, anche se fa un certo effetto vedere centinaia di cinesi disciplinatamente in fila per salire sul treno.

La città è sul Canale Imperiale che si snoda da Pechino a Hangzhou per 1.794 chilometri ed ha rappresentato, nei secoli, una via d’acqua strategica tra il Nord e il Sud del paese. Nel 600 gli ingegneri cinesi riuscirono a collegare il Fiume Giallo con lo Yangtze, completando così la via d’acqua fino a Shanghai. La passeggiata in battello lungo i canali ci trasporta in un altro tempo. Visitiamo il Giardino del Maestro delle Reti e il Giardino dell’Amministratore Umile. Rocce e giochi d’acqua, muschio e terrazzamenti, i giardini sono una meraviglia creata dalla fantasia dell’uomo. Qui mi propongono un trasporto sulla portantina imperiale: una struttura in legno con un sedile e un baldacchino rosso, io appollaiata sul sedile, la carrozzina messa di traverso sui due montanti di legno che poggiano, davanti e dietro, sulle spalle di due cinesi.

Un antico detto cinese recita così: “In cielo c’è il Paradiso, sulla terra ci sono Sūzhōu e Hάngzhōu”, due città considerate dai cinesi le mete turistiche per eccellenza. Persino Marco Polo descrisse le bellezze di Hάngzhōu che, nonostante i secoli, ha mantenuto intatto il suo fascino, città di laghi e canali di cui il Lago dell’Ovest, Xī Hū, rappresenta la maggiore attrattiva.

Ritempriamo lo spirito al Tempio del ritiro spirituale, uno dei monasteri più famosi di tutta la Cina. Fondato nel 326 da un monaco buddista, distrutto e ricostruito più volte, contiene la Grande Sala del Buddha con un enorme Buddha dorato in legno di canfora. Durante la Rivoluzione Culturale i monaci vennero espulsi ma tornarono nel 1972. Troviamo spesso il “libretto rosso” nei mercatini come souvenir ormai datato, quasi che la rivoluzione di Mao Zedong sia diventata preistoria. In realtà, un altro segno lo vediamo in certe giacchette (collo alla coreana, colore grigioverde, rigorosamente unisex) indossate da cinesi non più giovani ed evidentemente poveri.

La Cina è ancora oggi un regime totalitario dove non esistono diritti umani e l’apertura al capitalismo sembra consentire soprattutto l’arricchimento della nomenclatura.

Shanghai

Riprendiamo il treno per l’ultima tappa: Shanghai. Quando arriviamo piove e sulla lunghissima Via Nanchino, 5 chilometri pedonali di negozi, spuntano ombrellai ovunque. Nata come porto commerciale alla foce dello Yangtze, è una città affascinante, un mix tra Oriente e Occidente. Cominciamo la visita con il Tempio del Buddha di Giada e ci troviamo immersi in una folla di cinesi in pellegrinaggio.

La visita al Museo cittadino ci trascina nel futuro, costruzione imponente all’esterno, all’interno il museo ci porta attraverso l’arte millenaria cinese, dagli antichi bronzi ai dipinti, alle giade, ai mobili.

La città è straordinaria, anche qui cantieri ovunque, mercati ovunque, macerie ovunque. Il Pudong, nuovissimo quartiere che ha modificato la skyline di Shanghai, è incredibile e, con la monorotaia a 400 km/h che vediamo passare, è un tuffo nel futuro. Il Bund (banchina), una parte del lungofiume costruita nei primi anni del novecento, rappresenta la Wall Street di Shanghai e mantiene il fascino di quell’epoca. Simbolo di un passato in cui diverse nazioni si contendevano la città, l’insediamento internazionale è ancora una zona della città mentre la Concessione Francese è un quartiere che sembra uno scampolo di Parigi, con negozi dove la raffinatezza dei tessuti e dei modelli è invece tutta cinese. C’è una vecchia Shanghai, la città cinese, un labirinto di vicoli dove, nonostante negozi e ristoranti turistici, si respira un’aria esotica tra luminarie e laghetti.

L’unico vero pericolo che corriamo in Cina si presenta ogni volta che attraversiamo una strada (raramente per fortuna). A Shanghai i passaggi pedonali sono sopraelevati, quindi inaccessibili, per cui cerchiamo di attraversare a raso, ma tutti sfrecciano pericolosamente vicino, anche gli autobus, né strisce pedonali e semafori, che pure ci sono, rappresentano una garanzia.

A tavola

La cucina è all’altezza delle aspettative: mangiare cinese in Italia è come mangiare italiano in Cina. Assaggiamo diverse specialità, sperimentiamo la “pignatta mongola” (carne come prosciutto che cuociamo in un brodo bollente su un fornelletto) a Pechino e rischiamo l’indigestione con i ravioli al vapore (deliziosi e in tutte le salse). Le alghe sono saporite, il pollo al bambù buonissimo, come il pesce fritto. Rinunciamo al serpente e scopriamo che il tofu (formaggio di soia molto usato) fritto ha un odore ributtante.

Paradossi cinesi

La Cina è una società con fenomeni estremi: se da una parte resiste ancora, nonostante le proibizioni, la barbara consuetudine di sopprimere le neonate considerando la nascita di una femmina solo un debito per la famiglia, dall’altra, per contrastare l’enorme incremento demografico, nel 1979 la Cina impose una limitazione delle nascite concedendo alle coppie un solo figlio nelle città e al massimo due nelle campagne.

Oggi i cinesi cominciano a scontare le conseguenze di questo provvedimento: i milioni di figli unici si trovano a dover provvedere a 6 adulti (due genitori più quattro nonni); la prevalenza di figli maschi (conseguente alla soppressione delle bambine) sta creando situazioni critiche che arrivano persino al rapimento di bambine e ragazze da vendere come spose (una “tradizione” messa al bando da Mao negli anni ’70).

Le guide cinesi si dilungano sul problema dei figli unici, nessuna si sofferma sull’infanticidio e sulle violenze nei confronti delle bambine, fenomeni la cui reale dimensione risulta tutt’oggi sconosciuta.

Ritorno a casa

Torniamo a casa con una immagine negli occhi e nella mente: la Cina è un paese che è già arrivato nel 3.000 e contemporaneamente è ancora nel Medioevo. Probabilmente proprio questa è la sua forza travolgente.

Facciamo fatica però a considerare civili un popolo ed un sistema che ancora oggi accettano l’infanticidio, per cui la limitazione delle nascite pretesa dal governo è diventata, in molti casi, una legittimazione dello stesso, e non solo una pesante intrusione nella intimità delle persone.

Mentre scrivo, leggo ogni giorno di proteste contro il governo cinese, responsabile di continue e reiterate violazioni dei diritti umani, a partire dalla questione Tibet. I giochi olimpici fanno riferimento alla democrazia più antica del mondo, ma Pechino non tollera l’espressione principale di ogni democrazia, la libertà di parola: lo spettacolo, però, deve andare avanti. A prevalere sono, come sempre, gli interessi economici.

Le Olimpiadi del 2008 a Pechino e l’Expo del 2010 a Shanghai metteranno sotto una lente questo Paese: gli eventi in corso fanno pensare ad una prima occasione perduta.

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