Luoghi riscoperti e interculturalità ritrovata: nel centro storico di Genova si incontrano sapori e persone dal mondo

Piazza Fontane Marose e via della Maddalena, due luoghi così vicini eppure così differenti. Camminare attraverso questi spazi e osservarli attraverso gli occhi e i racconti dei ragazzi che li vivono quotidianamente , ci ha fatto riflettere come siano diversi nello stile, ma in realtà siano da sempre vicini in quanto incrocio di persone e culture. La prima è una piazza ampia ed elegante, crocevia di strade antiche e nobili come via Garibaldi, un tempo chiamata Strada Nuova. La seconda è una via stretta, parallela a via Garibaldi, che attraversa l’omonimo quartiere: il suo passato e il suo presente raccontano storie di multiculturalismo, oggi il desiderio comune di tutto il quartiere è di raggiungere una riqualificazione e un riconoscimento. È questo aspetto controverso che ci ha ha fatto riflettere: luoghi di per sé diversi, ma che si integrano e convivono. Un esempio di questi equilibri li abbiamo trovati in alcune nuove realtà nate in questi luoghi. In particolare, in un ostello eVico Parmigiani in una taperia: in uno si dorme, nell’altro si mangia. Finalità distinte, ma accomunate dalle stesse caratteristiche: l’incontro di persone e sapori, la condivisione degli spazi e delle esperienze, lo spirito multiculturale. Mettici la storia di piazza Fontane Marose e di via della Maddalena e le differenze si assottigliano. L’ostello OStellin è in vico dei Parmigiani 1/3, vicino a piazza Fontane Marose. Jalapeño, la taperia, ha aperto i battenti l’estate scorsa in via della Maddalena, al 52 rosso, già secondo atrio di un Palazzo dei Rolli.

Due fresche esperienze di giovane genovesità. Una, quella di OStellin, la si può definire “di ritorno”: (neo)nata dall’entusiasta tenacia di giovani genovesi, Matteo, Elisabetta, Luca e Davide, che, lasciata Genova per esperienze di studio e di lavoro all’estero (Stati Uniti, Lisbona, Londra), sono tornati con la voglia di aprirla al mondo e valorizzarne le meraviglie un po’ nascoste. L’altra avventura, quella di Jalapeño, reca in sé già nel nome la traccia di un incontro che sa di Mediterraneo: quello tra Pietro, genovese doc, e Zea, di Santiago di Compostela, che si sono inventati una formula originale ed esotica, almeno per i nostri caruggi. Nel loro locale si mangia e si beve fino a sera: si può consumare nella spaziosa sala interna dall’arredo caldo e accogliente o prendere il cibo da asporto, e poi la sera sperimentare la formula delle tapas e birre artigianali.
La stessa scelta degli spazi attesta una forte valenza ideale e “identitaria”: la nascita di queste due attività ha infatti riaperto i battenti di vecchie sedi storiche (come nel caso di OStellin, già sede del CAI – Sezione Unione Liguri Escursionisti) e di spazi di grande pregio, che, sfitti da tempo, sembravano solo attendere una ventata di freschezza che li riportasse a vivere nel presente. Sì, perché la storia dei muri della bella Genova del passato ha ancora tanto da raccontare. Aprire attività moderne e di respiro internazionale all’interno di antichi edifici è un modo per restituire loro un’identità e con essa offrire ai turisti e ai genovesi la possibilità di riposare e rifocillarsi in ambienti curati e accoglienti.

dettaglio cucina soffitto

L’appartamento che ospita l’ostello OStellin, in particolare, costituisce il piano nobile di un palazzo tutelato dalla Soprintendenza: soffitti affrescati, un caminetto in marmo, il pavimento in tipica graniglia genovese e grandi finestroni originali. Ostello Genova camerata rossaI mobili, le luci, il bancone e il tavolino del salotto sono stati progettati e costruiti dal Gruppo Informale, un collettivo di giovani architetti interessati alle tematiche ecologiche emergenti in architettura, realizzate attraverso il riciclo sostenibile, i costi contenuti e l’autocostruzione partecipata (“le idee ci venivano anche strada facendo, e poi si pensava tutti insieme a se e come realizzarle”).

I ragazzi di OStellin e di Jalapeño si sono rimboccati le maniche e dopo lunghi mesi di cantiere hanno restituito questi edifici ai loro antichi splendori: andate a visitarli per credere e, nel gruppo interculturalefrattempo, provate a immaginarvi la gioia stupita di un australiano che fa colazione tra affreschi, caminetti e specchiere. 
Una delle tante soddisfazioni? Consigliare agli ospiti una tappa (e una tapa) da Jalapeño. Per “alimentare”, nel vero senso della parola, un circolo virtuoso tra luoghi riscoperti del nostro centro storico, da sempre crocevia di culture e che ha ancora, di sicuro, moltissime porte da riaprire.

 

 www.ostellingenova.it

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