Viaggio nel ghetto di Nicastro

Fra le città calabresi in cui la presenza degli ebrei ha lasciato segni tangibili vi è senza dubbio Lamezia Terme. In particolare, un intero quartie000re del centro storico, il Timpone, un tempo era l’antica Judeca. E sulla presenza ebraica a Lamezia si è soffermato uno fra i maggiori storici della città, Vincenzo Villella, autore di saggi sulla storia locale e del testo sul Timpone, ovvero “La Judeca di Nicastro” tradotto anche in inglese. Villella da tempo ha studiato il fenomeno degli ebrei a Lamezia, soffermandosi su vari aspetti: dalle costruzioni delle case e di un chiesa in particolare (S.Agazio) una vera e propria sinagoga, fino a studiare i mestieri che, nel ghetto, svolgevano gli ebrei. “Detestati, ricercati e perseguitati – sostiene Villella – ma anche lusingati sia dall’Università che dai vescovi che si contendevano le cospicue tasse che  dovevano pagare, gli ebrei hanno avuto una presenza silenziosa, ma certamente importante nella società lametina almeno per tre secoli, ed è giusto che si faccia di tutto per ricostruirla, anche partendo dal nulla”. Barbara Irit Aiello, primo rabbino donna in Italia della sinagoga Lev Chadash di Milano e leader nazionale dell’ebraismo progressivo, nel corso di una sua vista al Timpone, ha chiaramente ammesso la stretta connessione tra la chiesa di S. Agazio alla sinagoga di origini ebree: “Alcuni elementi architettonici nell’attuale chiesa di S. Agazio come le vecchie tegole che si intravedono nei muri laterali esterni, farebbero pensare ad un edificio più basso, sul quale si sarebbe ricostruito l’attuale edificio religioso. Emblematico, più di tutto, è il rosone della facciata che potrebbe essere il risultato di una stella di David probabilmente modificata su alcune delle punte nascoste da un semicerchio per evitare riferimenti alla sinagoga. Elementi architettonici sicuramente da sottoporre al vaglio di esperti e della Soprintendenza dei Beni culturali della Calabria per decretare la storicità. Ciò renderebbe un valore immenso al centro storico e alla città di Lamezia Terme. Il Timpone del quartiere Nicastro, a Lamezia est, per la sua conformazione e collocazione a ridosso di una collinetta ha suscitato enorme stupore tra i gruppi di ebrei in visita alla Judeca, che, secondo la ricostruzione storica, riportata da Vincenzo Villella nel suo “La Judeca di Nicastro e la storia degli Ebrei in Calabria” (tradotto anche negli Usa: The Jews of Nicastro and the history of the Jews in Calabria) era sorta intorno alla piccola sinagoga tra i torrenti Barisco e Canne, dove oggi è situato il Timpone. L’acqua abbondante dei ruscelli garantiva alla comunità ebraica lo sviluppo d’attività tipiche come conciatori di pelli, tintori, cestai, barili, pettinai, lavoratori della cera, del miele, della seta e cultori del gelso. Nel corso della visita, tra le viuzze del ghetto e lo scroscio dell’acqua, la rabbina Barbara Aiello e i suoi ospiti sono rimasti affascinati dalle condizioni dei luoghi che sembrano rimasti intatti nonostante il susseguirsi dei secoli. La Judeca di Nicastro, oltre che essere circondata da due torrenti – osserva  Villella – poteva sfruttare anche le sorgenti d’acqua presenti, garantendo approvvigionamento idrico e servizio per i rituali di purificazione. Purtroppo, dopo la drammatica espulsione dell’Inquisizione Spagnola nel 1510, la Judeca non solo fu abbandonata, ma fu cancellata anche dall’interesse degli storici locali per paura di ripercussioni. Inoltre, nessuno tra gli appartenenti alle poche famiglie rimaste, convertite al cristianesimo, poteva nutrire interesse per stabilire legami con la Judeca, perché se fosse stato scoperto a “giudaizzare”, osserva Villella, sarebbe stato denunciato, spoliato e condannato al rogo”.

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