Cassino: abbazia accessibile, ma la stazione è off limits

Il celebre monastero fondato da San Benedetto accoglie anche persone con disabilità fra i turisti, purché non arrivino in treno: il servizio per le carrozzine è ”momentaneamente interrotto” da un anno e mezzo


Veduta sul monastero di Montecassino

ROMA – Lavoro, preghiera o semplice turismo: all’abbazia di Montecassino, il più celebre monastero benedettino al mondo, fondato proprio da San Benedetto, c’è spazio per una rapida visita o per un periodo più lungo di permanenza. Nell’uno e nell’altro caso, però, se siete persone con disabilità e vi muovete solamente su una sedia a ruote, non provate ad arrivarci usando il treno, perché per voi la stazione ferroviaria di Cassino è semplicemente off limits. Lo è, beninteso, in modo “temporaneo”, ma è una situazione che dura ormai almeno da un anno e mezzo, tanto da sembrare più definitiva che provvisoria. La colpa – pare – è tutta di un carrello elevatore che si è rotto e che nessuno può o vuole riparare: con il risultato che al povero viaggiatore che volesse utilizzare il treno per raggiungere la cittadina laziale viene prospettata solamente la possibilità di scendere a Frosinone o a Caserta. E da lì, poi, muoversi con un altro mezzo, magari con un taxi. Ovviamente a suo completo carico.

Fino al termine dell’estate 2007, in verità, la situazione era diversa. La stazione di Cassino, come moltissime altre sul territorio nazionale, era pienamente accessibile ai viaggiatori con disabilità, anche a quelli senza capacità di deambulazione: una chiamata al servizio di prenotazione di Trenitalia e sia alla stazione di partenza sia a quella di arrivo un addetto (generalmente impiegato di una cooperativa) puntualmente azionava il carrello che consentiva la salita o la discesa dal convoglio. Poi, per qualche tempo l’annuncio del servizio “momentaneamente interrotto” sul sito di Trenitalia, dopo neppure quello. A Cassino le persone disabili in sedia a ruote non possono salire e non possono scendere. Rfi (Rete ferroviaria italiana), la società del gruppo Ferrovie dello Stato ad averla in gestione, definisce la stazione laziale di classe “silver”, cioè di livello due in una scala che arriva fino a quattro: è cioè inclusa fra gli impianti medio-piccoli con una frequentazione media per servizi metropolitani-regionali e di lunga percorrenza. Ma anche nei centri medio-piccoli (e Cassino ha 30 mila abitanti) le persone con disabilità viaggiano.

Fra loro c’è Jhuaane Tumminello, 30 anni, studentessa a Roma, dove abita ormai da numerosi anni, che a Cassino ci è nata e a Cassino vorrebbe ogni tanto anche tornare, per andare a trovare la sua famiglia di origine. “L’ultima volta che sono riuscita ad arrivare in treno a Cassino – racconta – è stato il 2 settembre 2007, poi l’elevatore si è rotto e da allora è un continuo rifiuto: da quando il servizio non è più garantito, per tornare a casa devo fare affidamento sulla disponibilità di qualcuno disposto ad accompagnarmi in automobile, o devo costringere i miei familiari a venirmi a prendere a Roma”. “La conseguenza peggiore – confida – è che quando sono ammalati non posso vederli, perché loro non possono viaggiare e io neppure: mi viene impedito di vederli proprio nelle situazioni emotivamente più delicate”. Le proteste, finora, non hanno sortito alcun effetto, se non quello piuttosto flebile di generiche rassicurazioni al telefono: “Provvederemo, cercheremo di sollecitare, ci impegneremo…”. Ma nulla è cambiato, e nemmeno San Benedetto – finora – è sembrato capace di fare il miracolo. (Stefano Caredda)