Davide Mattiello: “In politica con tenerezza e disciplina”

Fondatore e storico presidente dell’associazione Acmos, leader dell’advocacy group Benvenuti in Italia, uno dei catalizzatori di Libera nazionale, il torinese Davide Mattiello, classe ’72, è oggi deputato indipendente in quota Pd, ma anche autore di successo di Adesso. Fare nuova la politica, La mossa del riccio. Al potere con tenerezza e disciplina e del recente 95. Tanti auguri ragazzi!


Davide Mattiello

Carismatico assertore di strumenti legali e non violenti, di cui fa un catalogo partendo dagli scioperi della fame di Danilo Dolci all’esperienza di don Lorenzo Milani a Barbiana, passando attraverso la “pedagogia degli oppressi” di Paulo Freire. Dall’indignazione per le ingiustizie allo slancio che porta alla reazione e all’impegno. Lo incontriamo in Calabria, a Condofuri, durante un dibattito pubblico.

 Qual è la sua vera anima?

Sono un ‘sarto sociale’: amo costruire reti in movimento. Cioè persone che decidono di mettersi insieme per tendere ad un obiettivo comune: come un bel vestito. Non è soltanto l’incrocio tra trama e ordito, è un disegno realizzato. Ho cominciato con la GiOC, la Gioventù Operaia Cristiana, poi ACMOS, Libera e infine Benvenuti in Italia: buone energie, ben canalizzate. È davvero una soddisfazione grande!

In cosa consiste la mossa del riccio?

Riconoscersi ‘umani’ prima di ogni altra cosa. Sentire parte di se’ lo sforzo di chiunque cerchi di mettersi o rimettersi in piedi. Essere disponibili a mettere la propria forza a sostegno. Tenerezza e disciplina, insomma. Crescendo rischiamo di diventare indisponibili alla tenerezza: troppo pericolosa! D’altra parte rischiamo di non imparare abbastanza in fatto di disciplina, cioè di capacità di lavoro efficace.

Nel ’95 nasce il WTO, si registra la guerra nell’ex Jugoslavia, 95 è anche il titolo del suo nuovo libro. E’ un augurio rivoluzionario rivolto ai ragazzi?

Nel 2013 i nati nel 1995 compiono 18 anni e per la prima volta sono stati o saranno chiamati a votare. 95 è una mappa per non smarrirsi, offre a chi si affaccia alla maturità uno strumento utile per sapersi orientare: lo spirito critico capace di unire i puntini disseminati dalla storia. Sullo sfondo un’esigenza: ritrovare l’amore per l’impegno che permetta di costruire un mondo migliore. Non basta dare per la prima volta la propria preferenza in una cabina elettorale, perché oggi serve altro: attenzione, curiosità e voglia di cambiare le cose. Vivere per cambiarsi e cambiare in meglio, vivere per essere più giusti e per fare più giustizia. Questo è l’augurio più bello che conosco, perché nella tensione rivoluzionaria ci sono scampoli di felicità. Auguro a tutti noi di avere sempre cuore per sottrarci alla tentazione di vivere difendendo rendite di posizione, che ci rendono sclerotici dentro.

Ha visto con i suoi occhi la primavera araba. E’ stato in Tunisia, a Sidi Bouzid, come osservatore internazionale per l’elezione dell’assemblea costituente quel 23 ottobre 2011. Cosa Le ha lasciato quell’esperienza?

I ragazzi con cui parlammo allora ci dissero, con una lucidità sorprendente: abbiamo fatto la rivolta, adesso dobbiamo essere capaci di fare la rivoluzione. Cioè: abbiamo abbattuto un regime, non è detto che sapremo costruire un nuovo modo di governare. I fatti gravi di cui siamo testimoni, dimostrano quanto siano state parole profetiche. Che interrogano anche noi: non basta criticare e togliere, bisogna sapere e volere governare in maniera differente.

Le sue lotte sono state volte a favorire l’educazione alla legalità, alla difesa dei più deboli, alle mafie e alle ingiustizie. Quali sono le priorità nel nostro Paese? Ed in Calabria?

La rivoluzione cardinale resta quella della legalità. Il nostro è ancora un Paese al bivio: assomiglia più ad un accampamento di branchi, che ad una società figlia della Rivoluzione francese. Per tanti motivi siamo più portati a scommettere sulla protezione che deriva dalle conoscenze giuste quindi dai privilegi che ne derivano, piuttosto che su quella generata dallo Stato e dall’uguaglianza di fronte alla Legge, che lo stesso Stato dovrebbe garantire.

Isahia Berlin ama ricordare un verso del poeta Archiloco: “la volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una grande”. Aristotele ne scrive una favola. Più riccio o più volpe?

Riccio uber alles!

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