Sicilia segreta

La Sicilia inaspettata, sulle tracce del commissario Montalbano.

“Il commissario era di Catania, di nome faceva Salvo Montalbano, e quando voleva capire una cosa, la capiva.” Scivolando lentamente sulle coste meridionali della Sicilia, oltre Taormina e Siracusa, ecco “Vigata”, la terra di un personaggio che nella fantasia di Andrea Camilleri viene da una città che conoscono tutti, e finisce per immergersi invece nella vita e nelle storie di una Sicilia nascosta, ma nient’affatto immaginaria.

Per rintracciare Montalbano, basta giocare con i nomi, cioè “annusare, intuire, collegare e simpatizzare”, come ama dire il commissario all’inizio di ogni indagine. Per lui è “Fiacca”, anche se in realtà si tratta della splendida Sciacca, nei suoi racconti Menfi diventa “Merfi”, Gela si trasforma in “Fela” e Raffadali in “Raccadali”.

Ma la sue giornate cominciano immancabilmente con uno sguardo al mare della sua casa di “Marinella”. Nella realtà, la splendida balconata in cui il commissario ama cenare con le sue ospiti più affascinati si affaccia sulla spiaggia Punta Secca, una frazione di Santa Croce Camerina, mentre per le riprese degli interni è stata scelta una villa sul lungomare di Marina di Ragusa. Esattamente quella che Montalbano chiama “Montelusa”, e nel cui territorio c’è Vigata, cioè l’unica vera invenzione geografica voluta da Andrea Camilleri e dal regista della serie Tv, Alberto Sironi.

Il personaggio di Montalbano doveva muoversi in un vero distillato di arte barocca, l’unica ad avere quei giochi di luci e ombre che rappresentano il sapore e la profondità dei protagonisti delle storie. Romanzi Gialli, insomma, ma con le sfumature dello zenzero, ed ecco che Vigata è in realtà un collage di luoghi e inquadrature diverse. Il Commissariato non è altro che il Municipio di Scicli, mentre la Chiesa Madre corrisponde al Duomo di San Giorgio di Ragusa, che presta alla televisione anche la sua meravigliosa zona storica di Ibla, la parte più antica della città, dove la scenografia della Piazza di Vigata è costruita attorno ad und dedalo di vicoli e palazzi settecenteschi cresciuti su un edifici medievali e arabi.

Montalbano cammina in una Sicilia che riesce ad esplodere di bellezza, e si sposta in macchina niente meno che per le campagne di Mòdica, Pachino e Noto, la città che è il tempio mondiale del barocco ed è stata proclamata patrimonio dell’umanità dall’ Unesco nel 2002.

Impossibile chiedere al Commissario di rispettare fino in fondo i tempi e le regole, anche quando lo convocano d’urgenza alla Questura di Montelusa, cioè Palazzo Iacono in Via Perna a Scicli: “Il vice questore può attendere, e che attenda..”, ma non Calogero e la sua leggendaria Trattoria, che a Ragusa conoscono come la Rusticana.

In effetti, neppure l’amico-nemico Balduccio Sinagra può aspettare, e non ce ne sarebbe motivo, visto che la location scelta per l’abitazione del Boss mafioso è niente meno che il leggendario Castello di Donnafugata. Nonostante il nome, si tratta di uno splendido palazzo nobiliare costruito alla fine del XIX secolo, nel bel mezzo di un parco da antologia, a circa venti chilometri da Ragusa. In poco meno di centoventi stanze, molte delle quali aperte anche al pubblico, c’è una vera celebrazione delle famiglie potenti della Sicilia di ieri, del loro gusto per l’arredamento e per il lusso ricercato. Insomma, tutto quello che viene in mente pensando a “Il Gattopardo” di Luchino Visconti, un classico assoluto della cinematografia, di cui alcune scene sono state girate proprio qui.

E se Montalbano davvero “annusa e simpatizza”, era impossibile che questo non lo sapesse.

Vinci due biglietti per Sicilia