Continua il viaggio di Stelio e Cristina intorno al mondo – Da Salvador de Bahia a Montevideo

Continua il racconto del Giro del Mondo a bordo di Costa Deliziosa dei nostri amici Stelio e Crisitina.
Ecco a voi la seconda parte del loro entusiasmante viaggio dal Brasile fino all’Uruguay.

 

21 gennaio, Brasile, Salvador de Bahia

Lo skyline che ci accoglie oggi è sempre lo stesso, una distesa immensa di grattacieli: è questa la prima immagine che cogliamo di Salvador de Bahia, capitale dello stato di Bahia, tre milioni di abitanti che con altri 12 milioni occupano una regione che è grande due volte l’Italia. Salvador, fondata dai portoghesi nel XIV secolo e prima capitale dello stato del Brasile, è ritenuta da tutti una delle più belle e affascinanti città del Brasile e noi andremo a verificarlo con l’escursione Costa in programma oggi per noi.

A bordo di un comodissimo pullman (ci sono persino gli strapuntini per allungare le gambe) e con la nostra guida locale Verena, partendo dalla città bassa ci inerpichiamo sulle stradine che portano alla città alta; arriviamo alla Praca Municipal, dove si trova il Palacio dell’Assemblea, La Prefeitura Municipal e l’Elevador Lacerda, la teleferica che congiunge città bassa e città alta, e vediamo dall’alto la zona portuale dove la nostra nave fa bella mostra di sé. Di qui proseguiamo a piedi nel centro storico, attraverso vie tortuose, sia per le pendenze che per la pavimentazione fatta di ciottoli, non certo il terreno favorito dalle gambe di Stelio. Ammiriamo i bellissimi palazzi con il loro stile architettonico portoghese, dai colori variegati, di recente ristrutturazione, ma soprattutto le splendide chiese, situate nel Terreiro de Jesus, veri e propri musei d’arte, come la Chiesa di San Francesco e la barocca Chiesa di Sant’ Antonio; persino noi, non troppo appassionati di chiese, rimaniamo a bocca aperta davanti a tanta bellezza e tanta ricchezza. La nostra guida è bravissima e tutto il gruppo la sta ad ascoltare in religioso silenzio, mentre ci spiega tutto, ma proprio tutto di questi tesori, che, è bene farlo presente, sono fruibili da tutti, in quanto queste chiese sono aperte tutti i giorni per le funzioni religiose. 

Proseguiamo quindi il nostro tour a piedi verso il largo del Pelourinho, il centro storico più famoso del Brasile, simbolo della città, patrimonio mondiale dell’Unesco, una via in discesa che porta alla Cattedrale, dove tutti gli edifici sono stati recuperati dopo un periodo di degrado e ristrutturati mantenendo lo stile originale, una tavolozza di colori che rendono unico questo posto. Ci sono migliaia di turisti che affollano le vie e i tantissimi negozietti di prodotti artigianali e di souvenir; nelle strade si esibiscono piccole bande di percussionisti nonché le donne bahiane, altro simbolo di questa città, con i loro tradizionali costumi. Finalmente vediamo una città dai mille colori, il verde oro che trionfa su tutti, e respiriamo la vera atmosfera brasilera, tutta suoni, canti, colori, allegria. Ci concediamo anche una piccola sosta, perché il caldo e la fatica si fanno sentire. Mentre siamo seduti al tavolino di un bar, facciamo conoscenza di una giovane coppia di italiani in vacanza per tre settimane in Brasile e, chiacchierando, veniamo a sapere che sono di Bolzano, che abbiamo degli amici in comune e, soprattutto, che passano le vacanze estive a Castelfondo, il mio paese… il mondo è proprio piccolo !!

Risaliamo quindi sul nostro bel pullman e cominciamo il viaggio di rientro, passando per la zona residenziale con le sue vecchie ville dell’epoca coloniale, per la zona popolare con i suoi grattacieli, la zona costiera con il suo bellissimo faro e, dopo aver attraversato il quartiere Barra, facciamo l’ultima sosta al Mercado Modelo, mercato di prodotti tipici del luogo e principale centro di artigianato della città, posto affollatissimo sia di turisti che di locali. Assistiamo ad un’esibizione di capoeira, una specie di lotta danzata, tipica di Bahia, e ci scateniamo, si fa per dire, nell’acquisto di magliette, magneti e pins. Nell’allegro caos brasiliano alcuni dei nostri compagni di viaggio si sono persi e sono stati recuperati da altri bus, in compenso noi abbiamo salvato sul nostro pullman passeggeri di altri gruppi a loro volta dispersi. Dopo quasi cinque ore, rientriamo sfiniti dal caldo e dall’afa al fresco della nostra Deliziosa, che nel frattempo è stata raggiunta in banchina dalla sorella Favolosa.

In serata assistiamo allo spettacolo “C talent show”, dove si esibiscono sei passeggeri nelle varie sezioni di musica, danza, canto. Aiuto, la prossima volta toccherà a me!

22 gennaio, in navigazione

Dopo le fatiche delle tre tappe brasiliane, ci vuole proprio un giorno di riposo prima di affrontare lo sbarco a Rio de Janeiro! E allora via alle solite attività di bordo, per lo più sportive – corsa, pallavolo e nuoto, intervallate da corsi di ballo -; in vista della festa di Carnevale in programma per questa sera, un bel ripasso di forrò ed i primi rudimenti di samba impartiti da maestri di ballo brasiliani saliti a bordo per l’occasione. Ma quanto si suda su questa nave, vuoi per il movimento, vuoi per il caldo torrido… ma dopotutto siamo in piena estate australe!

E la sera, via col carnevale di Rio in miniatura! Grazie al lavoro eccezionale di Carola, la ragazza dalle mani d’oro, moltissimi ospiti possono sfoggiare i costumi creati a bordo per l’occasione, e tutti i ragazzi dell’animazione, con Vania in testa, si scatenano nella sfilata di carri e maschere, trascinando con sé anche i passeggeri più refrattari a questo genere di feste. Una gran bella festa!

 

23 gennaio, Brasile, Rio de Janeiro

Verso mezzogiorno la Deliziosa fa il suo ingresso nella baia di Guanabara, dove ci accolgono subito i tre simboli di Rio: il Pan di Zucchero, la spiaggia di Copacabana e, seppur in lontananza, la statua del Cristo Redentore. Ci vorrà più di un’ora prima di attraccare al porto, al Pier Maua, e io, inchiodata sul ponte 11 a sparare foto a tutto le meraviglie che mi si presentano, rimedio la mia prima bruciatura solare; tanta è l’emozione di trovarmi in questo posto da sogno, che non mi accorgo di avere la schiena abbrustolita!

Giusto il tempo di pranzare e poi via per la nostra escursione Costa (free) con meta il Pan di Zucchero: è un dei numerosi morros (colline) che fanno da cornice alla città; è una collina alta 395 metri e domina la baia di Guanabara.

Il porto si trova proprio in città e ci accorgiamo subito che tutta la zona portuale e gran parte del centro cittadino sono un enorme cantiere: si sta infatti lavorando per preparare la città per i Giochi Olimpici che qui si terranno l’anno prossimo. La nostra prima impressione è che i lavori siano ancora lontani dall’essere completati e non si capisce bene se i brasiliani ce la faranno a finire tutto in tempo. Nonostante i cantieri il traffico non è caotico come ci si potrebbe aspettare in una città di dieci milioni di abitanti e dalla orografia così complicata: è tutto un susseguirsi di viali, colline, tunnel, spiagge, baie, e non è facile orientarsi. Lasciato il porto, ci addentriamo nel centro città, una vera e propria giungla di grattacieli, accanto ai quali sopravvivono alcune significative testimonianze del passato coloniale portoghese: il centro è occupato in gran parte da edifici dove si concentrano le attività di commercio e gli affari, e che sono abitati solo in orario lavorativo. I carioca, così si chiamano gli abitanti di Rio, finito di lavorare lasciano il centro e ritornano nelle loro abitazioni, chi nei quartieri residenziali della borghesia benestante, chi nei quartieri della classe media, e chi nelle favelas, ammassi di baracche ai margini della zona residenziale. A un passo dalle grandi avenidas non mancano vicoli e viuzze inaspettati in una metropoli moderna, e, a fianco di centri commerciali dalle dimensioni esagerate, sopravvivono i mercati rionali e bancarelle di venditori ambulanti. 

Costeggiamo con il nostro bus il Parco de Flamengo (un’area verde situata lungo la costa, uno spazio di 120 ettari destinato a parco pubblico, molto curato e attrezzato con campi sportivi e da gioco, piste da pattinaggio e da jogging, ed ha al suo interno il monumento ai Caduti della Seconda Guerra Mondiale) e la Praia de Botafogo dove hanno sede alcuni fra i più noti club nautici. 

Arriviamo alla Praia Vermelha nel quartiere di Urca, dove si trova El Teleferico Pao de Azucar che ci dovrà portare con la prima tratta (220 metri) fino al Morro de Urca e da qui con una seconda cabina in vetta. Sono le 15.30 e, secondo la nostra guida dopo un paio di ore dovremmo essere di nuovo sul bus per continuare il giro della città. Peccato che, una volta scesi dal pullman, si stenda davanti a noi, in fila ordinata, una folla oceanica! Stelio, al quale per poco non viene un colpo, paziente com’è, sta già pensando di rinunciare alla salita, ma io lo convinco ad attendere . “La coda è veloce, le cabine sono capienti, le corse durano tre minuti, non durerà a lungo.” Ci mettiamo pazientemente in coda e dopo la bellezza di due ore abbiamo appena raggiunto la stazione intermedia! Passate due ore e mezza, Stelio, stanco e afflitto da un tremendo mal di schiena, si arrende e riscende a valle, rinunciando a proseguire, mentre io, stoica, continuo pazientemente la lenta marcia di avvicinamento alla vetta, che raggiungerò dopo un altro quarto d’ora. La vista che si può godere sulla città e sulla baia sono naturalmente affascinanti e ripagano, seppur per pochi minuti, della fatica sopportata per arrivare fin lassù. 

Arriviamo sulla nave che sono ormai le 20.00 passate. Dal balcone della nostra cabina riusciamo a vedere in lontananza la statua del Cristo Redentor illuminata in un cielo nuvoloso!

24 gennaio, Rio de Janeiro, 2° giorno

Ritemprati da un buon sonno ristoratore, eccoci già pronti di buon mattino a rituffarci nel traffico di Rio, con l’escursione Costa “Corcovado e Copacabana”.

Simbolo internazionale di Rio, il Morro do Corcovado è una collina alta 704 metri nel Parque National de Tijuca. Sulla sua cima si innalza l’imponente il Cristo Redentor, una delle sette meraviglie del mondo, statua alta 38 metri, pesante 1.145 tonnellate, che domina in un ideale abbraccio tutta la città.

Raggiungiamo con la nostra guida Daniel, la stessa di ieri, la stazione ferroviaria di Cosme Velho, dove prendiamo la cremagliera elettrica che ci porterà in cima; questa linea ferroviaria è considerata la più piccola ferrovia del mondo con i suoi 3824 metri di lunghezza. Per fortuna ci sbrighiamo presto e, dopo venti minuti, ci troviamo in cima alla collina, dopo aver attraversato la foresta de Tijuca, che con i suoi 120 chilometri quadrati é il parco urbano più grande del mondo. Lo spettacolo che ci si presenta è a dir poco emozionante, sia per l’imponenza della statua, che emana una grande spiritualità anche in chi non è credente, sia per il fantastico panorama sulla città, i colli e le baie che eguaglia in bellezza quello già visto dal Pan di Zucchero. L’unico rammarico è dato dal cielo nuvoloso, carico di afa, che impedisce scatti fotografici, che, in altre condizioni, sarebbero stati magnifici. Inutile dire che lassù, su questo piccolo belvedere, si accalca una marea di gente proveniente da tutto il mondo, in più aleggia nell’aria un esercito di insetti, a noi sconosciuti, che attaccano a tutto spiano i poveri turisti. Pertanto, dopo un quarto d’ora, ripercorriamo a ritroso la via verso la stazione del trenino che ci riporta, sani e salvi, alla stazione di partenza. 

La seconda parte del nostro programma prevede la sosta a Copacabana! Questa spiaggia, lunga cinque chilometri nella parte sud-orientale della città, rende famoso in tutto il mondo l’omonimo quartiere. La distesa di sabbia è costeggiata in tutta la sua lunghezza dall’Avenida Atlantica, un ampio viale caratterizzato dalle decorazioni geometriche alla portoghese dei marciapiedi: sul lato spiaggia si stende il “calcadậo” con le sue famose onde bianche e nere fatte in mosaico. La via, trafficata e vivacissima, scorre all’ombra di anonimi grattacieli costruiti lungo tutto l’arco costiero. Copacabana oggi è messa un poco in ombra dalla più bella ed esclusiva spiaggia di Ipanema, ma è tuttora molto amata dalla popolazione cittadina che vi si reca in massa per prendere il sole brasiliano o tuffarsi nelle onde atlantiche. Una miriade di ambulanti che vendono gli articoli più svariati animano la costa, insieme ad un susseguirsi ininterrotto di bar e bancarelle. Naturalmente anche noi lasciamo il nostro obolo, acquistando un bel pareo con i colori del Brasile e con un’ “offerta” (obbligata) di dieci reais ai costruttori di statue di sabbia, manco a dirlo il soggetto: dei bei corpi femminili stesi al sole!

Lasciamo la spiaggia con la sua variopinta popolazione e bighelloniamo un po’ nelle vie del quartiere, anch’esse affollate e frenetiche, e ci concediamo una piccola sosta ristoratrice in un baretto, a base di spremuta di ananas. Nel frattempo, i nostri amici di merende, Franco e Giorgia, Massimo e Flavia, Luciano e Tina, che ci avevano abbandonato scendendo a Ipanema, hanno il privilegio, grazie alla nostra guida Daniel, di visitare la più importante fabbrica di gioielli del Brasile, la famosa Stern, finendo naturalmente per fare dei “piccoli acquisti”… Stelio non si pente per non averli seguiti; finiscono poi la loro visita di Rio, pranzando, con immensa soddisfazione, da Marius, uno dei ristoranti più rinomati della città. 

Terminato il tempo a nostra disposizione a Copacabana, cominciamo il viaggio di rientro alla nave, questa volta non si è perso nessuno, a parte i sei “acquirenti di gioielli”; il nostro Daniel, argentino di nascita ma brasiliano di adozione, con il suo italiano strampalato e divertente, ci offre una dettagliata panoramica della città, dal punto di vista storico, geografico, politico e sociale che noi ascoltiamo con grande piacere, e così senza nemmeno accorgercene arriviamo dopo circa sei ore di tour in porto. Dopo la faticaccia di ieri, finalmente una bella giornata, gita splendida, guida preparata e simpatica, solo il caldo afoso è stato un po’ pesante, ma anche questo fa parte del pacchetto.

Anche l’uscita dal porto e dalla baia alle prime luci della sera è uno spettacolo cui assistiamo comodamente seduti sul balcone della nostra cabina; peccato che tutti i grattacieli del centro e della zona portuale siano immersi nell’oscurità, visto che di sabato tutti gli uffici sono chiusi e che qui si risparmia sull’illuminazione.

Ciao Brasil, o paìs para todos, vero caleidoscopio di genti e di culture, dove l’eterogeneità razziale è divenuta un punto di forza di un paese che, nonostante l’estrema povertà di oltre un terzo della sua popolazione, non perde mai la sua voglia di vivere e di sorridere.

Per finire in bellezza questo soggiorno brasiliano, dopo cena, serata al Grand Bar Mirabilis con lo spettacolo “Special Brasil , Ritmi e Colori”, con la straordinaria partecipazione della famosa cantante Yvette Matos ed i ballerini della compagnia Danҫa Brasil. Stelio, ovviamente, non si lascia sfuggire la ghiotta e irripetibile occasione di ballare la samba insieme ad una ballerina professionista, dalla quale riceverà poi mille complimenti per la sua performance, e questa soddisfazione lo ripaga in parte per la delusione di non aver raggiunto la vetta del Pan di Zucchero.

Obrigado Brasil, até breve!

25 gennaio, in navigazione

Dopo il tour de force brasiliano, arrivano a puntino due bei giorni di navigazione!

Oggi primo appuntamento col maestro Montagner, che mi consegna la base della canzone che canterò nel C Talent, con l’invito a provare, provare, provare!

Dopo le attività fisiche del mattino, ci concediamo un pomeriggio di relax giocando a burraco. La novità del giorno consiste nello spostamento della sala carte dalla chiassosa e caldissima balconata sopra la piscina all’ovattato ambiente del Ristorante Club Deliziosa, gentilmente messoci a disposizione dal Maître, su intercessione della efficiente Margherita: posto giusto per giocare in tutto silenzio ed al fresco dell’aria climatizzata, condizioni indispensabili per potersi concentrare sul gioco. Ma c’è uno scotto da pagare per questa miglioria: la nostra Vania, per motivi logistici di animazione, non potrà assicurare la sua presenza continua, e pertanto, per quanto riguarda l’organizzazione del torneo, noi passeggeri dovremo arrangiarci da soli, la qual cosa, grazie alla nostra esperienza in materia, non costituisce assolutamente un problema. E così io e Stelio, con l’assistenza di Franco, organizziamo il primo torneo auto-gestito; la Costa ci mette a disposizione tutto il materiale occorrente, compresi i premi per i vincitori, a tutto il resto pensiamo noi! Evvai, tutti felici e contenti !

Stasera cena di gala, a seguire festa danzante “ Ladies Night”, serata dedicata a tutte le donne; io, per l’occasione, sfoggio per la prima volta in vita mia un bell’abito lungo; mi sento un po’ strana e non sono del tutto a mio agio, ma i complimenti per la mise ricevuti dagli amici e dai ragazzi dell’animazione mi rinfrancano un po’! Non poteva mancare un piccolo incidente di percorso. Il bel Sylvain, il grande e grosso animatore francese, ballando con me, appoggia il suo piedone da rugbista sul mio sandaletto da ballo, sfracellandomi l’unghia dell’alluce, che già aveva subito la stessa sorte due anni prima ad opera del colosso brasiliano Josè, così la mia serata danzante termina in anticipo. Naturalmente faccio l’indifferente, per non far sentire in colpa il povero Sylvain! Comunque, una bella serata, in compagnia dei soliti amici.

 

27 gennaio, Uruguay

Ormai è un classico, ogni luogo dove arriviamo ci accoglie col suo skyline di grattacieli e Punta del Este non fa eccezione. Punta del Este, con le sue innumerevoli spiagge, le eleganti residenze sul mare, gli alti condomini, gli hotel costosi e i ristoranti di lusso, è una delle destinazioni più modaiole dell’America del Sud, tant’è vero che è chiamata la Saint Tropez dell’America Latina. La città è relativamente piccola, circa 180.000 abitanti, ed è confinata su una stretta penisola che divide ufficialmente il Rio del Plata dall’Oceano Atlantico.

Oggi la nave attracca in rada, ed è la prima volta in questa crociera. Le operazioni di sbarco in lancia sono velocissime, non ci sono code né disordini, come spesso succede in queste situazioni. E, dopo solo un quarto d’ora di tragitto, mettiamo piede sulla terraferma, nella marina, proprio di fronte al glorioso Yacht Club, famoso per essere tappa di tutte le regate veliche transatlantiche e intorno al mondo. Oggi optiamo per un giro in solitaria, e puntiamo direttamente alla Playa Brava, la spiaggia dove si trova La Mano en la Arena, una gigantesca scultura di ferro e cemento a forma di mano che emerge dalla sabbia. La mano esercita un’attrazione irresistibile su visitatori e bagnanti, che vi si arrampicano e saltano giù dalle sue dita e si mettono in posa per migliaia di fotografie. Anche noi non ci sottraiamo a questo rito, senza peraltro arrampicarci sulle gigantesche dita, cosa che mi sarebbe piaciuto fare, ma che Stelio mi ha proibito nel modo più assoluto. Dopodiché ci tuffiamo nelle acque gelide dell’Atlantico per rinfrescarci dalla calura opprimente, il termometro segna 38 gradi. 

Dopo un’oretta, decidiamo di abbandonare la spiaggia, lasciando in eredità il nostro ombrellone ad alcuni ragazzi dell’animazione che ci avevano raggiunto; per noi, non abituati a questi climi, non è proprio possibile stare più di un’ora al sole. Dopo un veloce ristoro in un locale sul lungomare, decidiamo di prendere un taxi per fare il giro della città; partiamo con meta Punta Ballena, chiamata così perché in autunno di qui le balene passano nella loro migrazione a poche decine di metri dalla costa. Anche senza balene il panorama sull’estuario del Rio de la Plata è splendido. Sullo sfondo ammiriamo anche la bianca struttura di Casa Pueblo, la stravagante villa e galleria d’arte dell’artista uruguayano Carlos Perez Villarò. Questa costruzione è disposta su nove piani che degradano lungo una scogliera, ed è una delle attrazioni più gettonate del paese. 

Ritorniamo verso il porto, godendo del tragitto che lambisce le molte spiagge cittadine, attraverso quartieri residenziali di nuova costruzione, immersi nel verde. Tutto è molto pulito e ordinato, il poco traffico scorre fluente perché tutti rispettano i limiti di velocità e le regole del codice stradale. Il nostro autista si vanta di tutto quello che ammiriamo, orgoglioso del benessere e della tranquillità che albergano in questa città, e noi siamo d’accordo con lui. 

28 gennaio, Argentina, Buenos Aires

Dopo tre settimane di navigazione e 6426 miglia marine percorse, ci attende oggi una delle mete, in assoluto, più attese di tutto il nostro viaggio: BUENOS AIRES, capitale dell’ ARGENTINA, città e nazione che io amo appassionatamente.

Potete quindi immaginare il nostro stato d’animo allorquando, svegliatici di buon’ora per non perdere nemmeno un minuto dell’ingresso nell’immenso porto sito alla foce del fiume Rio del Plata, ci accorgiamo di essere nel pieno di una vera bufera: buio, tuoni, fulmini, forti raffiche di vento. Io, incurante delle intemperie e dell’acqua che scende a catinelle, salgo sul ponte 11 per fotografare e filmare tutto quanto, ma non sono la sola: insieme a me c’è un altro intrepido passeggero; purtroppo devo desistere per evitare di rovinare la mia nuova Canon! Oltretutto non sembra trattarsi di una maltempo passeggero, e anche le previsioni meteo danno pioggia per tutto il giorno: ci si prospetta pertanto una giornata rovinata dal brutto tempo. Oh no, proprio oggi che abbiamo in programma l’escursione Costa “Tour della città con shopping”, della durata di otto ore. Fosse stato in qualsiasi altra città avremmo anche rinunciato e ce ne saremmo rimasti all’asciutto sulla nave, ma a Buenos Aires proprio non si può! Armati di ombrelli e giacche antipioggia, eccoci pronti a invadere la città sul bus 29, sotto la guida di Carolina, argentina figlia di italiani, di giorno guida turistica, di sera cantante di tango.

Il porto dove siamo ormeggiati, dall’altisonante nome Terminal Benito Quinguela Martin, è il più grande del Sud America ed uno dei più grandi al mondo e ci vogliono ben venti minuti di bus per uscirne, è una vera e propria città dentro la città; oggi vi sono attraccate ben cinque navi da crociera, fra cui la nostra sorella Costa Favolosa, pronte a riversare nella città migliaia di persone assetate di tango e asados, più una moltitudine incredibile di navi mercantili, per non parlare dei milioni di container accatastati a perdita d’occhio e delle migliaia di camion che fanno la spola fra navi, magazzini, terminal e città, insomma un enorme caos ben organizzato! Incurante della pioggia battente, e soprattutto dello stato d’animo dei suoi passeggeri, Carolina comincia la sua lezione sulla storia di Buenos Aires, dalla fondazione nel 1536 ai giorni nostri e ci prospetta a grandi linee il tour della città che partirà dai quartieri nord, per tornare al centro e finire nei quartieri a sud; la città si stende su un territorio di 200 chilometri quadrati e conta tre milioni di abitanti, che arrivano a 10 milioni con quelli della fascia periferica e noi già ci stiamo chiedendo come faremo a vedere tutta la città in un solo giorno!

RETIRO, uno dei quartieri più lussuosi : Plaza san Martin, Torre de los Ingleses, l’Edificio Kavanagh (simile all’Empire State Building di New York) e l’Estacion Retiro, l’enorme stazione da cui partono tutti i bus per il resto del paese.

RECOLETA, dove risiede il ceto più agiato di Buenos Aires; la via più famosa è la Avenida Alvear, fiancheggiata da ville d’epoca e dalle boutique di stilisti di fama internazionale. Dotato di un gran numero di parchi lussureggianti, musei e palazzi in stile francese, Recoleta è noto soprattutto per il Cementerio della Recoleta, le cui cripte custodiscono le spoglie degli esponenti più illustri della storia della città e della nazione, tra cui presidenti, eroi militari, importanti uomini politici, nonché personaggi ricchi e famosi; ma l’attrazione maggiore è senz’altro la tomba di Evita Peron che calamita l’attenzione di tutti i visitatori, noi compresi.

PALERMO, il quartiere più verde della città, in quanto caratterizzato da larghi viali alberati e grandi parchi: il parco 3 Febbraio, dove si trova El Rosedal, il giardino botanico, il giardino giapponese, il Planetario, lo zoo, l’ippodromo, il campo di polo e il campo municipale di golf; qui si trovano pure le Ambasciate ed i Consolati stranieri, tutti ospitati in splendide ville e palazzi d’epoca. Naturalmente, vista la pioggia incessante, noi ci limitiamo a vedere o a intravedere tutte queste bellezze dai finestrini bagnati del pullman, ad eccezione della tomba di Evita, che merita assolutamente una visita, visto il fascino che ancora e sempre esercita questa controversa figura di donna. Risaliamo completamente inzuppati sul nostro pullman, che, come di consueto a queste latitudini, é ben refrigerato.

MICROCENTRO, cuore pulsante della città: Plaza de Mayo, famosa cornice delle più accese manifestazioni di protesta della popolazione di Buenos Aires e dove ogni giovedì si ritrovano le Madres de la Plaza de Mayo in memoria dei loro figli “desaparecidos”; al centro della piazza si erge la Piramide de Mayo, piccolo obelisco costruito per celebrare il primo anniversario dell’indipendenza dalla Spagna. L’intero lato est della piazza è occupato dalla Casa Rosada, dall’inconfondibile facciata, sede degli uffici del Presidente della Repubblica, la tanto odiata dagli argentini Cristina Kirchner. Dai balconi di questo palazzo si sono affacciati Juan e Eva Peron, nonché tanti altri presidenti o generali di turno, rivolgendosi a infervorate masse di argentini; dal balcone ha anche cantato la pop star Madonna, durante le riprese del film Evita. La barocca Catedral Metropolitana, il più importante punto di riferimento religioso della città, dove Jorge Bergoglio esercitò il suo incarico di vescovo prima di diventare Papa Francesco. Qui si trova, custodita da due granatieri, la tomba del generale Josè de San Martin, l’eroe più amato dagli argentini, e la fiamma sempre accesa davanti alla cattedrale simboleggia il suo spirito, sempre vivo e sentito nel paese.

Arrivati a questo punto, è previsto il pranzo nel ristorante “La Bistecca” nel quartiere di Puerto Madero. Arriviamo al ristorante che sono già le 14.00, quando tutti gli altri passeggeri escono già “mangiati e digeriti”. Ci consoliamo subito vedendo il locale ben arredato e soprattutto un buffet ben fornito; la qualità del cibo è ottima e questo basta, per il momento, a placare la fame.

PUERTO MADERO è il quartiere più recente della città, sorto, grazie ad un’imponente opera di riqualificazione, là dove prima esisteva un porto, su progetto degli stessi architetti ai quali si deve il recupero del quartiere Docks di Londra, del quale ricalca in tutto e per tutto l’originalità.

LA BOCA, quartiere essenzialmente proletario e piuttosto malfamato. Deve il suo nome al fatto che si trova alla bocca del fiume Riachuelo che sfocia nel Rio del Plata. Qui sorgeva il porto che accoglieva nel diciannovesimo secolo gli immigranti italiani e spagnoli, i quali vi si stabilirono fondando una piccola Italia, ricostruendo le case ad immagine e somiglianza di quelle lasciate al loro paese, dipingendole con le vernici di scarto delle pitturazione delle barche; e così sorse un quartiere caratteristico per le sue casette multicolori. La via più famosa è il Caminito, letteralmente presa d’assalto ogni giorno da autobus carichi di turisti, i quali curiosano nei mercatini di artigianato e si fanno immortalare vicino ai ballerini di tango che si esibiscono in strada. Qui si trova anche lo stadio della Bombonera, sede della locale squadra di calcio del Boca Juniors, dove mosse i suoi primi passi calcistici Diego Maradona, vera icona del calcio argentino e di questo quartiere. Come per miracolo, la pioggia ci dà un po’ di tregua, lasciandoci passeggiare tranquillamente per il Caminito; riusciamo persino ad acquistare i primi souvenir in terra argentina… era ora!

CONGRESO Questo quartiere é un mix di cinema e teatri d’epoca, negozi e palazzi politici, università e ministeri. E’ separato da Microcentro dalla Avenida 9 de Julio, la via più larga del mondo, con i suoi 125 metri da lato a lato e le sue 16 corsie; all’incrocio con l’Avenida Corrientes si trova l’Obelisco, alto 7 metri, dove gli appassionati di sport argentini si riuniscono per festeggiare le vittorie più importanti. Palacio del Congreso, ispirato allo stile del Campidoglio di Washington, è la sede del Senato. Il Teatro Colon, il più importante della città e della nazione, opera di architetti italiani, fino all’apertura nel 1973 della Sydney Opera House, è stato il teatro più grande dell’emisfero australe.

CALLE FLORIDA, la lunga via pedonale è la strada principale del quartiere Microcentro, vero e proprio paradiso dello shopping, dove i poveri turisti danno libero sfogo alla voglia di spese, dopo otto ore di storia, geografia e arte porteña. La via è tutta un brulicare di turisti, suonatori, mendicanti e venditori di strada; ci sono negozi e negozietti, soprattutto di abbigliamento e pelletteria, nonché di souvenir, ma su tutti svetta lo splendido centro commerciale Galerias Pacifico, esteso su un intero isolato, in stile francese, risalente al 1889,che vanta soffitti a volta impreziositi da splendidi murales; qui ci sono negozi di lusso e ristorazione di ottimo livello.

Con più di un’ora di ritardo sulla tabella di marcia, il tour volge al termine e, nel riaccompagnarci al terminal, la nostra guida Carolina ci diletta con una bella esibizione canora, cantandoci uno dei pezzi più famosi di tango, Media Luz, meritandosi gli applausi di tutti noi che ci complimentiamo per la sua bravura; la ringraziamo anche per averci illustrato in modo chiaro e semplice le tante facce di una città così eclettica, e, soprattutto, per aver pazientemente sopportato lamentele e brontolii per tutto l’arco della giornata.

Dopo più di nove ore passate in bus, per la maggior parte sotto la pioggia, rientriamo sulla nave leggermente “distrutti”, Stelio specialmente, con un principio di bronchite. Ma la nostra giornata non è ancora finita, perché ci attende l’escursione serale con Costa: Dinner & Tango al Café de Los Angelitos, un must in una città dove il tango è nato e che vive di tango. Ma Stelio non ce la fa e rinuncia a malincuore all’uscita, cedendo il suo biglietto all’amica fiorentina Carla. Pertanto, appena il tempo per asciugarmi e cambiarmi, e via di corsa sul pullman, insieme agli spagnoli, per correre in centro al famoso e storico locale Café de Los Angelitos, dove abbiamo in programma una cena tipica argentina e, a seguire, uno spettacolo di tango dal vivo con orchestra. Io assisto estasiata ad uno spettacolo eccezionale, per la bravura dei dieci ballerini, per la musica coinvolgente e le bellissime coreografie e scenografie, davvero una grande emozione. E’ mezzanotte passata quando rimetto piede in cabina, rintronata dalla stanchezza e dalla musica del tango che non mi vuole abbandonare; ora la mia lunga giornata è proprio finita, domani è un altro giorno, si vedrà!

 

29 gennaio, Buenos Aires, 2° giorno

Passata la bufera, un cielo terso con un sole abbacinante si presenta ai nostri occhi, lasciandoci finalmente vedere quanto ci circonda, ieri immerso nel buio e nella pioggia. Il mio primo pensiero è: io non posso perdermi Buenos Aires con un tempo così, e allora, grazie all’imbeccata di Franco e Giorgia e alla intercessione dell’amico tarantino Giovanni, riesco ad ottenere dalla Costa di ripetere l’escursione di ieri,peraltro gratuita. E così, abbandonato Stelio nel suo letto di dolore, mi infilo sul bus 36, zeppo di amici, e riparto per la seconda volta alla conquista di questa splendida città, che rivedrò oggi con altri occhi e con ben altri colori. 

Con la guida italo-argentina Alice ripercorriamo pari pari l’itinerario di ieri, ma con ben altro spirito: la temperatura esterna è perfetta. Oggi riusciamo persino a visitare il parco del Rosedal, con i suoi splendidi giardini fioriti e a fotografare il fiore metallico che apre i suoi immensi petali alla luce del sole e li chiude al calar del buio; sembra persino allegro il Cimitero della Recoleta. Insomma una gran bella giornata, in bella compagnia, e io assaporo ogni momento e ogni passo attraverso questo città meravigliosa, sparando a raffica con la mia Canon su tutto quello che vedo. Riusciamo anche a vedere ballerini di tango che ballano spontaneamente in strada, ad uso e consumo dei turisti. Ma il momento più atteso, dagli altri, dopo tanta cultura storico-geografica-artistica, è quello dello shopping in calle Florida, dove la guida ci toglie il guinzaglio per un’ora e mezzo, lasciandoci liberi di scorrazzare per negozi e negozietti. Oggi, approfittando anche dell’assenza di Stelio, mi scateno anch’io, comprando t-shirt e cinture in pelle nei negozi di artigianato locale, ignara del fatto che anche lui era uscito per un’oretta a fare shopping in Calle Florid… anche se il suo è stato solo uno shopping farmaceutico! 

Una cosa che ci ha colpito molto in questo nostro primo approccio con l’Argentina e con la sua capitale è la moltitudine di persone che in strada offrono di cambiare valuta straniera con il pesos locale, a condizioni peraltro molto vantaggiose per i turisti; questo la dice lunga sulla crisi economica che attanaglia questo paese e sulla fiducia che gli argentini, sempre alla disperata ricerca di incamerare più valuta straniera possibile, ripongono nella loro moneta. 

Sono veramente felice di aver conosciuto meglio una splendida città, degna di un’altra visita più approfondita in futuro. A causa dell’enorme traffico di navi nel porto, la nave parte con più di un’ora di ritardo sull’orario previsto ed io mi godo dal balcone della cabina un tramonto da cartolina sullo skyline di Buenos Aires. Hastaluego porteños !

30 gennaio, Uruguay, Montevideo

Dopo la puntata di due giorni in terra argentina, eccoci oggi di nuovo in Uruguay, nel porto della capitale Montevideo. Ad attenderci all’uscita del terminal troviamo il nostro amico Lilio Turri di Castelfondo, emigrato ormai da molti anni in Uruguay e che non vediamo più da oltre dieci anni. Lo accompagna il fratello Luigi. 

Prima di portarci a pranzo a casa loro, Lilio e Luigi ci fanno fare una visita della città, prima a piedi nel centro storico e poi in macchina sul lunghissimo lungomare. La città non è affascinante come la dirimpettaia Buenos Aires, ma la troviamo comunque pulita e ordinata, con belle vestigia dell’epoca coloniale unite a bei palazzi moderni. 

Proseguiamo la nostra corsa nell’entroterra per una trentina di chilometri, continuando a stupirci del panorama che ci si presenta : distese di verde, belle case, parchi e giardini, e pure i capannoni industriali sorti negli ultimi anni sono costruiti con gusto e circondati dal verde. Transitiamo anche davanti all’aeroporto, nuovo di zecca pure lui; la strada è ben tenuta e il traffico scorrevole; insomma, sembra proprio un paese molto civile, come già avevamo intuito a Punta del Este. Arrivati a destinazione, accolti con grande affetto dal resto della famiglia, ci tratteniamo per il pranzo, snocciolando ricordi e aneddoti relativi alla vita del paese, aggiornandoli sulle novità intercorse e sul prosieguo del nostro viaggio. Alla fine ci si commiata, con la promessa di vederci la prossima volta in Italia nel nostro paesello. Lilio e Luigi ci riportano alla nave, percorrendo un’altra strada, che ci conferma l’espressione avuta nel viaggio di andata: questo è un posto dove la gente vive bene, anche se risparmiano un po’ nelle effusioni e nei sorrisi. 

Al nostro rientro in porto, scopriamo che sotto la nave è stata allestita una pedana, dove si esibiscono, sotto gli occhi compiaciuti dei passeggeri di ben due navi (oltre a noi è attraccata anche la Golden Princess, costruita nel cantiere della nostra città Monfalcone) una coppia di ballerini di tango. Presenzia allo spettacolo, offerto dalla comunità di Montevideo, pure la Signora Ministro della Cultura dell’Uruguay: è la prima accoglienza degna di nota che riceviamo in questa crociera! A proposito di prime volta, qui a Montevideo è la prima volta che vediamo un faro dentro il porto, incorporato nel bel palazzo, sede del comando della Marina Militare ed è pure la prima volta che vediamo un cimitero di navi! Infatti all’uscita del porto, subito dopo la diga giacciono decine di navi, in parte sommerse, che non potranno più solcare alcun mare: non è certo un bello spettacolo e non si capisce perché in un paese così civile possa esistere un tale mostro ecologico!

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